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25 Aprile 2017, il discorso del Sindaco

Autorità civili e militari, associazioni combattentistiche, cittadini tutti,

anche oggi, in una ricorrenza che fa parte della storia della nostra Repubblica, credo sia giusto fare della rievocazione, non un’operazione astratta e retorica, ma l’occasione per riproporre valori fondanti della nostra convivenza. Anche perché, è proprio grazie alla celebrazione del 25 aprile che, negli anni, si è contribuito a giungere a una conoscenza sempre più chiara ed evidente dei fenomeni storici, politici, sociali connessi a quel periodo.
Nell’aprile del 1945 venne proclamata la conclusione dell'occupazione straniera e di una dittatura. Si giunse all’epilogo dopo un lungo terribile periodo di guerra civile che lacerò profondamente il tessuto sociale del nostro Paese.
Sfogliare le pagine di una guerra civile è sempre straziante, perché in ogni comunità locale vi furono giovani e meno giovani che combatterono gli uni contro gli altri, in nome di ideali che si consideravano sacri e che quasi sempre non dipendevano dalla propria libera coscienza, ma dall’opera di persuasione avvenuta negli anni della dittatura. Uno scontro civile che si è snodato purtroppo anche attraverso esecuzioni sommarie, torture e uccisioni di innocenti. Un’insieme di fatti, perpetrati dalla parte giusta, ma con fini truci, che nulla avevano in comune con i principi di Giustizia.
Oltre a questo credo sia giusto ricordare anche l’Esercito del nostro Paese che pagò un tributo altissimo di vite umane nell’arco degli anni sconvolgenti della guerra.
Dall’esito di quel contesto drammatico scaturì una nuova linfa, nacque un nuovo Paese, le cui parole unificanti divennero: l’uguaglianza delle persone, la libertà in ogni sua forma, l’equilibrio dei poteri e la loro autonomia. La Democrazia come valore assoluto, un patrimonio collettivo a tutela di ogni cittadino.
Per arrivare a ciò, si sommò il contributo di uomini di differenti orientamenti: cattolici,
liberali, socialisti, azionisti, monarchici.
Qual è il messaggio, l’eredità, che ancora oggi possiamo prelevare a piene mani da
quell’epoca e riproporre a noi e in particolare ai nostri giovani?
La risposta è in quel segmento che unisce la libertà e l’unità.
C’è un’eredità formale che vogliamo raccogliere: il 25 aprile, è una data iconica di eventi e valori, ma altre date vanno sicuramente ricordate, in virtù delle circostanze, delle coincidenze e dei significati. Penso al 17 marzo 1861, il giorno dell’Unità d’Italia, la data che imprime principi e valori, che ci rendono non solo Paese ma soprattutto Nazione. E che, in questo periodo difficile, nel quale la crisi economica pare minare le quotidianità del nostro vivere civile, vanno richiamati con forza insieme all’opera di rilancio del nostro grande patrimonio unitario, e non può mancare la determinazione nel portarla avanti.
La strada non è finita, perché per giungere a una vera pacificazione nazionale occorre superare le divisioni del passato, le rivendicazioni tra chi combatteva dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata, per riconoscerci appieno nei valori che in oltre 150 anni di storia si sono progressivamente imposti e che, dalla Liberazione in poi, intendono ribadire i principi di convivenza democratica e civile delle varie anime del nostro Paese.
I giovani che caddero in nome della Liberazione furono mossi da entusiasmo, fiducia nel futuro e avevano come prospettiva il diritto di pensiero e quello all’affermazione dei propri ideali, legati a una vita piena, concreta, indipendente.
E’ un messaggio che conserva intatta tutta la sua impronta di modernità; è stata una pagina della nostra storia, che si proietta, in virtù delle sue ispirazioni e in rispetto alle nuove esigenze, verso un futuro da conquistare sulla base del merito, della forza d’animo e della capacità di crescere insieme, come Paese e come comunità.

Fabio Bergamini
Sindaco di Bondeno
 

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