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LUMACA ‘BONDENESE’, SI LAVORA A FILIERA

Una filiera della lumaca tutta bondenese. Le basi si sono poste ieri sera a palazzo municipale, dove allevatori e rappresentanze agricole (Coldiretti, Cia e Confagricoltura) si sono riuniti per sollecitare la Regione a finanziare i giovani che intendono investire nel settore (tecnicamente chiamato 'elicicoltura') e per valutare la migliore formula per fare rete. Tre le possibilità sul tavolo: una rete d’impresa, per condividere un obiettivo comune, un consorzio o una cooperativa. A tal fine i produttori si sono dati un nuovo appuntamento, alla presenza di tecnici del settore. Obiettivo finale è condividere un documento per sollecitare - come richiesta unanime - la giunta dell’Emilia Romagna a introdurre nel Psr la concreta possibilità di finanziamento per i primi insediamenti, per chiunque voglia cimentarsi nell’allevamento della lumaca, conosciuta per la gastronomia, ma ambitissima per la sua ‘bava’, utilizzata in cosmesi. In Comune, ieri, erano presenti, tra gli altri: Stefano Calderoni (Cia), Alessandra Mariotti (Coldiretti), Luca Mantovani (Confagricoltura), accolti dal vicesindaco Simone Saletti, pronto a garantire “tutta la collaborazione per lo
sviluppo della filiera bondenese della lumaca”. Promotore dell’incontro è stato Gino Alberghini (Lumacainrete).
L’esempio che fa scuola, più volte richiamato nel corso della serata, è quello di Cherasco, in Piemonte, diventato ‘distretto’ della lumaca, con una storia di 42 anni conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Tra le criticità emerse: una legislazione ancora incerta, anche sul tema fiscale, la mancata conoscenza delle malattie che affliggono il mollusco, la necessità di fare divulgazione su teoria e tecniche di allevamento, e - appunto - la difficoltà (che non è di altre Regioni, come il Piemonte, il Veneto, il Lazio e la Campania), di accedere ai finanziamenti. “C’è la necessità di promuovere una corretta conoscenza del prodotto, per questo le sagre sono importantissime. Il mercato della lumaca è in crescita, ma se ne importa il 70% e spesso dall’estero arriva robaccia. Il nostro è un prodotto di qualità che merita di essere promosso, apprezzato, conosciuto. Nei nostri territori c’è una potenzialità che deve essere colta”, ha detto Claudio Colognesi, storico produttore ferrarese.

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