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25 APRILE, DISCORSO SINDACO

25aprile2016

Signor Prefetto, signor Sindaco, autorità civili e militari, associazioni combattentistiche, cittadini tutti
Siamo qui oggi per ricordare il passato senza tacere sul presente. Per ricordare il sacrificio di molti nostri concittadini e per ricordare a noi tutti che la libertà è una conquista quotidiana. E lo è ancora oggi, perché le minacce - le cronache lo dimostrano - non sono finite. Anzi.
Un partigiano un giorno mi disse: “Ogni generazione si libera”. E’ la storia, che si ripete.
Il 25 aprile del 1945 il Comitato nazionale di liberazione dell'Alta Italia proclamava l'insurrezione generale in tutto il Nord per incalzare i tedeschi in fuga e quel giorno ci fu la scossa decisiva e quel giorno è divenuto così il simbolo di una lotta lunga e piena di sofferenze che ha portato il nostro Paese ad una stagione nuova.
Sfogliare le pagine di una guerra civile è sempre doloroso e difficile, perché in ogni comunità locale vi furono giovani che combatterono tra di loro, uomini e donne che, travolti dalle passioni politiche, non si risparmiarono nella lotta per le proprie idee. Ricordiamo i tanti - di diverse estrazioni politiche - che parteciparono alla guerra di Liberazione. Ricordiamo anche il contributo che diede l’Esercito Italiano, che pagò un sacrificio di 87mila vittime.
Oggi abbracciamo la memoria. Quella autentica, quella obbiettiva. Abbracciamo idealmente, ringraziamo e onoriamo chi - tra i nostri connazionali - pagò con il sacrificio della vita e tutti coloro che, anche oltre i nostri confini, caddero combattendo. Penso ai tanti italiani morti, penso ai cugini russi, che pagarono il prezzo più alto: 28milioni di vite umane consegnate alla causa di un mondo libero dal nazifascismo. Tra pochi giorni ricorderemo anche questa data. La storia è materia in divenire che, lungo il suo cammino, lascia tracce indelebili. Troppo a lungo questa è stata una festa che ha diviso. Ricordiamo, solo l’anno scorso, i vergognosi fischi alla Brigata Ebraica, mentre sfilava in San Babila, a Milano. Il segno che c’è ancora tanta strada da fare.
Parlare oggi di ‘riconciliazione’ vuol dire guardare con apertura mentale e spirito critico al passato, superando antiche divisioni. E’ venuto il tempo di ricucire cesure di decenni. Chi si continua a guardare l’ombelico non potrà mai vedere il cielo, nella sua infinita grandezza. La scuola, in questo, ha un compito importantissimo.
Il 25 Aprile ci dice che la libertà è una conquista continua. Oggi il rischio ha altri nomi, assume nuove sembianze, ha la faccia del terrorismo, si insinua nel sistema, sabota le nostre strutture democratiche, ha il nome della mafia. Oggi il rischio è la crisi, che ha ridotto in schiavitù una generazione. Ecco perché in questo 71esimo 25 aprile ricordare il passato è anche non tacere sul presente.
Qualche tempo fa, leggendo il giornale, ho trovato una bellissima frase di un giovane, che scriveva: “Vorrei che l’Italia riprendesse coscienza di ciò che è stata nel suo passato anche recente per rifondare il presente e avere finalmente la garanzia di un futuro migliore”. Diamo voce e sostanza a queste parole: lo spirito di cambiamento che anima i nostri giovani è il germe di una nuova speranza che si affaccia alle soglie di questo secolo.
Fabio Bergamini (Sindaco di Bondeno)

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